Dalla conferenza stampa sul maxiblitz dei Ros con il coordinamento della Procura di Catanzaro, alla presenza del procuratore Nicola Gratteri sui particolari dell’operazione condotta questa mattina dal Ros con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria.
L’ordinanza cautelare è stata emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, a carico di 43 indagati a cui sono contestati reati molto diversi tra loro.
L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, diretta dal Procuratore dott. Nicola Gratteri, ha registrato l’importante contributo, profuso in pregresse investigazioni, per il filone politico amministrativo, da parte del Centro operativo di Catanzaro della Direzione investigativa antimafia e da parte del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro del Comando tutela dell’ambiente e della transizione ecologica dei Carabinieri e, per il filone relativo alla criminalità organizzata, da parte delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro.
L’attività investigativa riguardante il versante ndranghetistico – corroborata dalle propalazioni di vari collaboratori di giustizia, dall’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e da attività investigative svolte in Germania in ambito cooperazione giudiziaria – è stata avviata nel 2018 ed è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice (KR), al cui vertice si pone la famiglia MEGNA.
Sono stati raccolti indizi che hanno delineato, allo stato del procedimento, i molteplici interessi illeciti degli esponenti della citata locale nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza – security e del gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse e/o la loro gestione tramite prestanomi. Interessi che hanno travalicato i confini della Calabria, interessando le province di Parma, Milano e Verona ove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei “Papaniciani”.
L'OMICIDIO DI SALVATORE SARCONE
In tale quadro, sono stati raccolti gravi indizi in ordine alla individuazione del vertice della citata articolazione territoriale della ‘ndrangheta nella persona di MEGNA Domenico ritenuto, sempre attraverso la raccolta di indizi, essere il mandante dell’omicidio di SARCONE Salvatore, commesso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione.
IL FRONTE POLITICO-AMMINISTRATIVO
Sul fronte politico amministrativo, sono stati svolti accertamenti, che hanno permesso la raccolta di gravi indizi di colpevolezza in ordine alla esistenza di un’associazione per delinquere, costituita da pubblici amministratori, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali in rapporti con la cosca dei “papaniciari”, in grado di condizionare, allo stato delle conoscenze, le scelte degli Enti pubblici crotonesi (Comune, Provincia, A.T.E.R.P. e A.S.P.) relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti.
Per quanto concerne l’amministrazione comunale di Crotone, tra le altre, gli indizi hanno rappresentato ingerenze del sodalizio nell’assunzione clientelare di personale, presso le società partecipate CROTONE SVILUPPO e AKREA, nonchè il condizionamento di appalti pubblici e del procedimento di affidamento diretto di lavori e di fornitura di servizi.
Nell’ambito dell’amministrazione provinciale di Crotone gli indizi hanno permesso di delineare turbative nel procedimento di affidamento diretto relativi a lavori di manutenzione e messa in sicurezza di strade provinciali e siti di interesse oggetto di riqualificazione ambientale. Mentre per l’A.T.E.R.P. e l’A.S.P. il compendio indiziario ha profilato alterazioni dei processi decisionali per la nomina di figure apicali in grado di favorire gli interessi del sodalizio, condizionamenti della procedura di scelta di immobili da locare, di appalti e affidamenti diretti per la manutenzione di immobili e la fornitura di servizi.
Accusati a vario titolo di associazione per delinquere ci sono alcuni tra i maggiori esponenti politici e dirigenti calabresi. Al capo d’accusa 1, infatti risultano indagati Nicola Adamo, Mario Oliverio, Vincenzo Sculco, Giancarlo Devona, Sebastiano (Sebi) Romeo, Francesco Salvatore Bennardo, Giuseppe Germinara Ernesto Iannone, Ambrogio Mascherpa, Nicola Santilli, Pietro Vrenna, Nicodemo Parrilla, Francesco Masciari, Artemio Laratta e Giovanni Mazzei.
In sostanza, per l’accusa «agendo d’intesa tra loro, ricoprendo ciascuno di essi un preciso compito si associavano al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro delitti di turbata libertà d’incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio, nonché reati elettorali».
In particolare avrebbero agito «in relazione alla necessità di implementare una intesa politica, volta ad accrescere il peso specifico dei soggetti politici di seguito menzionati, nel Consiglio regionale della Calabria, nei consigli Provinciali e nei consigli comunali, in particolare quello di Crotone, attraverso una serie di riunioni programmatiche, tenutesi, tra l’altro, in uffici riservati della Regione».