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Bonifica farsa: subito un referendum popolare e manifestazioni a Roma

In un giorno di piena estate mentre il Paese si divide sul dibattito di genere delle Olimpiadi, Crotone viene condannata al «fine pena mai». Il Ministero dell’Ambiente con decreto 1° agosto 2024, n. 27, approva il progetto della società ENI Rewind, figlia di mamma Repubblica, e stabilisce che i rifiuti industriali dovranno essere asportati dalle discariche a mare a Crotone (località armeria) e smaltiti nella discarica a terra di Crotone, che guarda caso è l’unica idonea in tutta Italia ed in tutta Europa (che efficienza!) a trattare i rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.

Il Ministero dell’Ambiente del Governo di Giorgia Meloni ha dunque deciso che i rifiuti di Crotone devono uscire dalla porta (discarica a mare) e rientrare dalla finestra (discarica a terra) dove saranno smaltiti, con inevitabili emissioni nell’atmosfera (tant’è che il Ministero chiede ad ENI Rewind un monitoraggio delle radiazioni ionizzanti).

Il decreto ministeriale ignora le determinazioni degli enti territoriali (Comuni, Provincia e Regione Calabria) che chiedevano lo smaltimento fuori regione, con tanto di Conferenze di Servizi e consigli comunali riuniti appositamente ad hoc.

Sono mesi che Iginio Pingitore, capogruppo di Stanchi dei Soliti, preannuncia l’esito scontato di tale decisione ministeriale e di recente ha richiesto e ottenuto la convocazione di un consiglio comunale aperto agli amministratori di tutta la provincia e Regione Calabria.

È però evidente che gli atti amministrativi adottati finora a livello locale e regionale (ad esempio il PAUR) non sono stati sufficienti per convincere il Ministero a cambiare una decisione già assunta mesi addietro, quando Errigo si recò a Crotone in pompa magna con tanto di esercito e voleva in fretta e furia procedere con la bonifica. Un’ambizione lodevole, se fosse una bonifica vera e completa.

La realtà però è che questi rifiuti, da quarant’anni ubicati in discariche a stretto contatto con la falda acquifera, saranno sì smaltiti ma comunque a Crotone, alimentando la bomba ecologica che tutti conosciamo. E le tempistiche serrate dettate da Errigo probabilmente vogliono scongiurare un rischio preciso: che la materia «tutela dell’ambiente» divenga di piena competenza della Regione, come si prospetta con la riforma dell’autonomia differenziata. In sintesi, sembra che dobbiamo accontentarci anche questa volta e rassegnarci al “meno peggio” perché a noi, ultima provincia d’Italia, non è concesso il diritto alla bonifica e, contestualmente, allo smaltimento fuori regione.

Cosa possiamo fare? Il ricorso al TAR annunciato dal Comune di Crotone è indispensabile ma deve essere accompagnato da iniziative politiche che coinvolgano la cittadinanza. Il nostro gruppo sta ipotizzando l’organizzazione di un Referendum popolare che consenta ai cittadini di esprimere il loro diniego a gran voce. Come precisato dal nostro consigliere comunale Cristian Prisma, sarebbe auspicabile, inoltre, una presa di posizione di tutti i sindaci della provincia, del Presidente della Regione e dei consiglieri comunali, che insieme si rechino a Roma a manifestare contro questa scellerata decisione.

Tutti gli sforzi che il Comune di Crotone ha intrapreso per offrire ai cittadini una nuova città, rischiano di trasformarsi inevitabilmente in mere «cure palliative» se non si pone fine al disastro ambientale.

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