Cinque nuovi hot spot: Crotone, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Corigliano Calabro
Raddoppiano quindi gli hot spot presenti sulle coste italiane, a quelli attualmente presenti a Lampedusa, Taranto, Trapani e Pozzallo si aggiungono quelli di Crotone, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Corigliano Calabro.
Il piano Minniti prevede dunque la realizzazione dei centri tanto sollecitati dall'Unione europea. Si tratta di strutture allestite per identificare rapidamente, registrare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti, e che saranno create per sostenere i paesi più esposti ai nuovi arrivi (quindi Italia e Grecia ma anche Ungheria, per esempio).
I migranti saranno trattenuti negli “hotspot” fino alla conclusione di tutte le operazioni di identificazione. Gli hot spot dovranno quindi risolvere il problema dei cosiddetti sbarchi differenziati, il ministero dell’Interno, una volta approdati gli immigrati, organizza trasferimenti in autobus per gli hot spot più vicini. E durante il primo soccorso, appena giunti in banchina, non è scontato che proprio tutti i migranti siano poi accompagnati in un centro post sbarco. Spesso le procedure sono concitate, drammatiche, e il lavoro di assistenza delle organizzazioni umanitarie resta essenziale.
L'obiettivo del piano Minniti è quello di "dissuadere" attraverso controlli più efficaci i migranti che pensano di arrivare in Italia e poi di poter circolare indisturbati in Europa. Il 2016 è stato l’anno record con 181.436 stranieri approdati sulle nostre coste.
E quest’anno le cifre potrebbero essere perfino maggiori stando alle tendenze in atto, dal 1° gennaio 2017 a febbraio, quindi in circa due mesi sono arrivati 9.359 migranti, oltre il 50% in più rispetto al 2016 (6.030 persone) e quasi il triplo del 2015 (3.709). In accoglienza sono ospitati 175.220 stranieri. Va aggiunta la maggioranza dei 25.485 «minori non accompagnati» sbarcati l’anno scorso e altri 395 giunti nel 2017.