Secondo l'ente gestore l'area di Punta Scifo "è esterna al perimetro dell'Area protetta e del SIC"
Si arricchisce di una nuova perla la vicenda del Marine Park di Punta Scifo, il mega villaggio turistico in costruzione in uno dei luoghi più caratteristici del promontorio di Capo Colonna, in barba ad ogni vincolo di tutela.
Dopo i numeri da circo di tutti gli enti pubblici coinvolti nella triste vicenda (Ministero, Regione Calabria, Comune di Crotone) che hanno rilasciato tutti quanti le rispettive autorizzazioni a costruire laddove, è evidente, che nessuno potrebbe farlo; arriva la perla dell'Area Marina Protetta di Capo Rizzuto.
Interpellato direttamente dal Ministero dell'Ambiente, l'ente gestore della AMP di Capo Rizzuto e del SIC "Fondali da Crotone a Le Castella" ha inviato una missiva chiamandosi fuori da ogni eventuale responsabilità e competenza. Con relazione protocollata il 19.01.2017 al numero 1238 l'ente conferma al Ministero dell'Ambiente che :
«l'area oggetto degli interventi è esterna al perimetro AMP e di conseguenza al SIC IT9320097 Fondali da Crotone a Le Castella».
Secondo l'ente gestore insomma il villaggio Marine Park di Punta Scifo è costruito a terra e non in mare, quindi nessuna competenza tocca all'Area Marina (il cui perimetro parte dalla battigia), che al massimo può verificare l'andamento dei fondali marini a ridosso dell'area interessata da pale meccaniche e carriole di cemento. Per il resto nulla può.
Nella citata relazione l'ente gestore risponde anche in merito alle richieste del Ministero circa lo stato di salute della Posidonia nei fondali di Punta Scifo. L'AMP al riguardo scrive infatti che: «la parte di fondale prospiciente al litorale oggetto degli interventi.. risulta costituita nella parte meno profonda, da fondali mobili, con presenza di Posidonia Oceanica frammista ad affioramenti rocciosi e sabbia».
E poi ancora: «..ricorrendo la necessità di garantire il mantenimento di uno stato soddisfacente del suo stato di salute (Praterie di Posidonia ndr), l'AMP provvederà nell'ambito delle attività progettuali in corso ad approfondire l'analisi ed il monitoraggio dei fondali e delle fanerogame marine anche in tale area, in quanto strumento utile per valutare l'impatto ambientale delle attività antropiche e turistiche.»
Il Ministero ha chiesto conto anche di eventuali danni all'ecosistema dei fondali marini che potrebbero occorrere da un'intensiva attività nautica sviluppata intorno al villaggio in costruzione. Anche qui l'AMP di Capo Rizzuto se ne lava le mani poco dignitosamente.
In relazione alle attività nautiche e da diporto che potrebbero avere impatti sulle praterie di Posidonia, la AMP riferisce al Ministero che: «..le stesse sono disciplinate nell'ambito del Regolamento di esecuzione e organizzazione della AMP Capo Rizzuto (DM 26.05.2009). A tal fine nell'area in oggetto sono posizionati campi boe per l'ormeggio di natanti e imbarcazioni».
Si, avete letto bene. La Amp di Capo Rizzuto in risposta alle sollecitazioni provenienti dal Ministero dell'Ambiente in sostanza dice che va tutto bene, che le carriole di cemento sono a terra e non in mare, che le autorizzazioni sono state rilasciate dagli enti preposti e non da loro, e che a Scifo ci sono già le boe dove a ferragosto attraccano i natanti con i meloni a bordo. Quindi tutto regolare.
Nessun minimo accenno alla necessità di proteggere il mare, i fondali e l'area prospiciente considerata a ragione tra le più belle e caratteristiche dell'intera costa ionica italiana. Nessun accenno ai pericoli per l'habitat marino, alle dimensioni eccessive del villaggio in costruzione, ai vincoli (paesaggistici) che pur ci sono. Niente di tutto ciò. Nessun tentativo di convincere il ministro a preservare la bellezza di Scifo.
La nota 1238 del 17 gennaio scorso è la risposta di un ente poco coraggioso, e senza voglia di fare il suo lavoro. Un ente, che solo per questo, sarebbe da considerare inutile.